Non è facile comunicare ai propri familiari la diagnosi di melanoma che generalmente è percepito come carico di valenze negative. È molto variabile e individuale lo spettro delle emozioni che si scatenano nel paziente quando gli viene comunicata la diagnosi. A volte si instaura una iniziale negazione del fatto di avere un tumore e dover affrontare le cure. A volte il paziente tende a non condividere appieno con i familiari le proprie paure in riferimento alla malattia e alle sue conseguenze, come forma di protezione di sé stesso e dei parenti dai forti sentimenti di angoscia, incertezza, paura e rabbia che possono ingenerarsi almeno inizialmente al momento della diagnosi.
Purtroppo, però, la mancanza di comunicazione può rendere ancor più difficile affrontare la malattia nel modo giusto e può contribuire ad accrescere la sensazione di solitudine della persona malata. Per i parenti il saper ascoltare è un modo per facilitare la comunicazione con la persona malata, lasciandola libera di esprimere solo quanto si sente di fare rispetto alla propria situazione, ma è fondamentale anche concedersi di manifestare le proprie emozioni, senza averne timore.
Quando un familiare si ammala di tumore, il dolore, l’angoscia e lo smarrimento possono prendere il sopravvento perché la malattia di una persona cara sollecita un meccanismo di identificazione attivando le paure di ammalarsi a propria volta e morire. Essere in difficoltà ingenera un senso di impotenza e si cerca di agire in qualche modo per superare lo smarrimento. La prima azione logica da fare è quella di “comunicare” con il proprio caro ammalato ascoltandolo, per ottime ragioni:
Parlare è il miglior modo di comunicare che abbiamo, anche se oltre al linguaggio verbale esistono molti altri modi per comunicare (baciarsi, abbracciarsi, prendersi la mano, ridere, disapprovare e anche: non parlare), ma gli altri modi di comunicare, seppure importanti, devono essere collegati al “parlare”. Comunicare in modo opportuno consente al malato di aprirsi e parlare di se e del melanoma che gli è stato diagnosticato, in modo aperto e completo esprimendo anche necessità di condividere ulteriori informazioni e bisogni.
Parlando della sofferenza aiuta a lenirla. Quando si hanno dei problemi, parlare aiuta a sciogliere il peso interiore ed è utile per essere ascoltati. E’ possibile sopportare un carico di tensione fino ad un certo punto, non oltre, e parlare può essere di sollievo. Ciò significa che l’ascolto di ciò che ha da dire un malato è per lui di grande sollievo psicologico. Ascoltare le sue paure e stargli vicino dopo averle ascoltate, facendo capire che si accettano e comprendono tali paure aiuta anche a ridurre il senso di vergogna per la paura che si prova.
È fondamentale inoltre che il paziente mantenga un ruolo attivo rispetto alla propria malattia, ad esempio rimanendo informato su ogni passaggio e cura a lui destinati. È auspicabile che mantenga i propri progetti di vita, ma nel contempo si sappia concedere tempi di riposo nei possibili momenti di stanchezza dovuti, ad esempio, alle terapie.
Per alleggerirsi del carico emotivo dovuto alla patologia, è importante che condivida i propri stati d’animo con gli altri e richieda un sostegno psicologico individuale o partecipi a gruppi di supporto psicologico dedicati a persone che hanno dovuto affrontare, come lui, la malattia oncologica.
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